06/12/11

Alla protesta con gli amici Burmesi a Londra per la democrazia e i diritti umani in Burma



La situazione dei diritti umani a Myanmar


Quasi trent'anni di lotte, prima con gli inglesi e poi con le forze di occupazione giapponesi durante la seconda guerra mondiale, portarono all'indipendenza della Birmania nel 1948. La democrazia durò fra alti e bassi fino al 1962, quando un colpo di stato militare vi pose fine.

La storia recente delle violazioni dei diritti umani in Myanmar comincia nell'estate del 1988, quando decine di migliaia di persone scesero in piazza per protestare il governo militare e contro la sua politica economica. L'esercito reagì con estrema violenza aprendo il fuoco in più occasioni sulla folla inerme. I morti furono circa 3000.

Tuttavia, dopo poche settimane, la giunta annunciò libere elezioni; si venne allora a creare un fronte di opposizione politica che ha tuttora in Aung San Suu Kyi la sua esponente più autorevole. Le elezioni si tennero nel maggio del 1990, in un clima di pesanti intimidazioni da parte dei militari che avevano arrestato la maggior parte dei leader politici e dei candidati dell'opposizione, fra cui la stessa Aung San Suu Kyi, continuando in tutto il paese una massiccia politica di repressione. La Lega nazionale per la democrazia (Nld) ottenne l'80% dei voti, ma al nuovo Parlamento non venne mai consentito di riunirsi. Negli anni successivi il governo birmano si è distinto per la sua politica repressiva, rivolta soprattutto contro le espressioni di dissenso e nei confronti della popolazione civile appartenente alle numerose minoranze etniche.



Prigionieri politici

Fino agli ultimi arresti i prigionieri politici in carcere o agli arresti domiciliari erano poco più di un migliaio. Molti in attesa di processo, altri condannati a pene che arrivano fino a 50 anni di reclusione. Fra loro ci sono appartenenti all'Nld, monaci, studenti, operai e chiunque si sia reso colpevole di aver avuto contatti con birmani esuli all'estero o aver espresso dissenso nei confronti del governo. Attualmente il numero dei prigionieri sembra più che duplicato. Fra le persone arrestate nelle ultime settimane figurano numerosi monaci, esponenti politici e personaggi dello spettacolo fra cui il comico più famoso del paese, Nargar, reo di aver applaudito e nutrito i monaci in protesta.

Lavoro forzato

Il lavoro forzato è pratica comune in Myanmar. Vi sono sottoposti prigionieri politici e comuni, insieme a persone appartenenti alle minoranze etniche. Amnesty teme che la pratica del lavoro forzato faciliti violazioni dei diritti umani quali la tortura, trattamenti crudeli, disumani e degradanti ed esecuzioni extragiudiziali. Inoltre, a Myanmar il lavoro forzato si macchia anche dell'aggravante della detenzione arbitraria.



Repressione delle minoranze etniche

La popolazione civile delle zone abitate da minoranze etniche subisce da anni gravi violazioni dei diritti umani, nell'ambito di operazioni anti-guerriglia da parte dell'esercito regolare e delle formazioni paramilitari sue alleate. Gli abitanti di interi villaggi subiscono feroci rappresaglie e rischiano continuamente di venire arrestati e obbligati a prestare la loro opera come portatori o come operai nei cantieri per la costruzione di strade, quando non vengono addirittura utilizzati come scudi umani. Particolarmente feroce è stata in questi anni la repressione nei confronti dei Rohingya, musulmani dello stato di Rakhine (Arakan), degli Shan e dei Karen.



Situazione attuale

La massiccia presenza militare nelle strade di Myanmar insieme agli arresti indiscriminati di agosto 2007 hanno messo in allarme la comunità internazionale. Numerose testimonianze riferiscono di sparizioni, uccisioni brutali e rastrellamenti, tuttavia rimane estremamente difficile conoscere con esattezza la portata della repressione, i nomi delle vittime e dove sono trattenuti i prigionieri a causa delle deliberate e generalizzate interruzioni da parte della giunta delle comunicazioni via internet o telefono. L'esercito ha dato l'ordine di distruggere qualsiasi tipo di immagine o video riguardanti la protesta e di punire con l'arresto e le percosse chiunque possegga macchine fotografiche e cellulari da cui sono state scattate immagini compromettenti. Durante i rastrellamenti non sono stati risparmiati neppure i monasteri e numerosi monaci sono fra le persone di cui non si sa più nulla. Secondo le autorità i morti sarebbero stati una decina, tuttavia è diffusa la preoccupazione che le vittime siano molte di più. Amnesty International ipotizza che nella sola ex capitale Yangon gli arrestati siano circa un migliaio, la maggior parte dei quali sono monaci. A questi prigionieri si aggiungono le 150 persone arrestate durante il mese di agosto. All'origine della protesta scoppiata nel mese di agosto, vi è stato un aumento vertiginoso del prezzo del gas, col conseguente raddoppio del costo dei trasporti e di molti generi di prima necessità. A causa di una politica dissennata, il paese si trova infatti a fronteggiare una crisi economica senza precedenti.


http://www.amnesty.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/340

„Quo vadis Italia? La situazione politica economica ed il futuro sociale con il nuovo governo Monti“

Relazione e discussione sulla situazione politica ed economica dell´Italia con il nuovo governo Monti.
Giovedi 8. Dicembre alle ore 18.30
all´Universität di Mannheim


Die italienische Parlamentsabgeordnete Onorevole Laura Garavini besucht als Gastrednerin das Seminar "Die Außenpolitik Italiens" an der Universität Mannheim, und lädt Sie und Ihre Freunde für Donnerstag, den 8. Dezember 2011, um 18.30 in das Universitätsgebäude A5, 6, dritter Stock ein.


Die Politologin und Abgeordnete Garavini ist stellvertretende Vorsitzende der Antimafia-Kommission des Italienischen Parlaments, Mitglied der Demokratischen Partei Italiens (PD) und Vertreterin des Auslandswahlkreises "Europa" im Italienischen Parlament.

Der Spiegel bezeichnet sie als „Antivelina“ (italienisch für „Antishowgirl“), als eine Frau, die „das Kunststück vollbracht hat, sich in der eher konservativen Italo-Diaspora durchzusetzen“. Für Die Zeit ist Laura Garavini mit ihrer Initiative „Mafia? Nein danke!“ ein nachahmenswertes Beispiel für Zivilcourage. 2008, in der Wahl zur italienischen Abgeordnetenkammer, kandidiert Laura Garavini für die oppositionelle Demokratische Partei und erhält als Vertreterin der Auslandsitaliener die meisten Präferenzstimmen.



Der Gastvortrags mit anschließender Diskussion wird in deutscher Sprache sein.

8. Dezember 2011,

um 18.30 in das Universitätsgebäude A5, 6,

3. Stock

(voraussichtliches Ende: 20 Uhr)